Venerio Orlandi nasce nel 1844 a Montecosaro, un borgo sviluppatosi sulla collina che guarda a sud la valle del fiume Chieti e i territori agricoli che caratterizzano le Marche. Qui compie i primi studi e sembra essere influenzato, ancorché fanciullo, dal clima di fermento della Prima guerra d’indipendenza.
Infatti, come lui, sono di origine montecosarese il conte Antonio Gatti (1791-1869) e Carlo Malerbi (1818-1893), uomini del Risorgimento, impegnati sui campi di battaglia del Nord Italia e che si trovano in difficoltà dopo il ritiro dei volontari di Pio IX. Soprattutto si annunciano per loro tempi duri dopo le sconfitte piemontesi di Novara e Custoza e il crollo della Repubblica Romana che concludono le esperienze rivoluzionarie del 1848-1849. L’Orlandi prosegue la sua educazione nel seminario di Fermo e si laurea. Comincia a insegnare a Forlì dove entra in contatto con gli ambienti dell’intellighenzia legata al Carducci, dai quali sembra trarre un sostanziale ideale di laicismo. Egli partecipa di quell’atmosfera di impegno e di intenso lavoro politico che lo inserisce in un’articolazione di rapporti che riguarda altri suoi conterranei. Alfonso Cerquetti (1827-1905) opera nella città romagnola negli stessi anni come insegnante; Carlo Malerbi entra in contatto con Aurelio Saffi (1819-1890) e Alessandro Fortis (1841-1909), entrambi forlivesi e repubblicani, il primo triumviro della Repubblica Romana, il secondo garibaldino e poi Presidente del Consiglio dal marzo 1905 al febbraio 1906. L’Orlandi si sposa con Francesca Contucci, figlia del presidente del Tribunale locale, e si trasferisce per ragioni di salute prima a La Spezia, poi a Fano dove continua a lavorare come insegnante. Nel 1879 pubblica presso l’editore Loescher di Torino Il giovinetto filologo, opera lessicografica destinata al pubblico del neonato Regno d’Italia. Egli sembra legare il suo nome a questo agile testo concepito soprattutto per i giovani delle scuole e che riassume, per così dire, le ragioni del suo impegno di espansione della conoscenza. Ma anche l’antologia Prose e poesie del 1892, ristampata per oltre trent’anni e redatta in collaborazione con Enrico Mestica (1856-1936), è emblematica perché testimonia la forza di una vocazione pedagogica che rimane sempre accesa. La scuola si salda con la sua vita ancora più significativamente a partire dal 1897, quando diventa preside del Liceo-ginnasio “Torquato Tasso” di Roma. L’Orlandi rappresenta il padre fondatore della famosa scuola perché prima di lui essa non aveva né nome né sede stabile; per questa ragione concepisce un progetto di trasferimento dell’istituto in via Sicilia con l’ingegnere Mario Moretti (1845-1921) che vince la medaglia d’oro all’Esposizione universale di Bruxelles del 1910. Inoltre, il suo magistero informa la pratica pedagogica del liceo che si orienta su una forma severa ma affabile di insegnamento per i figli della borghesia in una Roma capitale in grandiosa e caotica espansione a cavallo tra i due secoli. Venerio Orlandi mantiene la carica di preside del “Torquato Tasso” fino alla morte nel 1915, “proprio mentre tanti suoi ex-alunni son chiamati alla guerra, quella Grande Guerra che assesterà un colpo pesante allo Stato risorgimentale al quale, da dentro la scuola, lui aveva regalato idee ed energie senza risparmio”1.
Nota
Ho attinto molte delle informazioni biografiche dalle voci di personaggi illustri a cura del Centro culturale montecosarese ospitate nel blog Montecorriere.it. Altre, invece, dal sempre utilissimo Dizionario biografico degli italiani dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Infine, le note sul Liceo “Torquato Tasso” di Roma si trovano sul sito ufficiale della scuola Liceotasso.it.